Journal De Bruxelles - Daniele Rustioni al Met, 'la mia chimica con l'orchestra'

Daniele Rustioni al Met, 'la mia chimica con l'orchestra'
Daniele Rustioni al Met, 'la mia chimica con l'orchestra'

Daniele Rustioni al Met, 'la mia chimica con l'orchestra'

Il direttore italiano principal guest conductor del teatro di Ny

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Un italiano occupa il secondo podio più importante del Metropolitan Opera di New York. È Daniele Rustioni, milanese, 42 anni, di recente nominato direttore ospite principale del teatro newyorkese, solo il terzo a ricoprire questa carica nella storia dell'importante istituzione musicale dopo Valery Gergiev e Fabio Luisi. Rustioni, che ha debuttato al Met con Aida di Verdi nel 2017, tornerà a New York il 6 novembre per dirigere il Don Giovanni di Mozart e per iniziare il suo mandato triennale come principal guest conductor. "Mi ha voluto l'orchestra - ha detto all'ANSA - ed è una cosa che mi rende tanto felice, perché si tratta di un'orchestra che vede tanti direttori eppure hanno scelto me". "È con piacere che ho invitato Daniele nella rosa della direzione del Met come principal guest conductor - ha sottolineato in una dichiarazione ufficiale il direttore musicale Yannick Nézet-Séguin -. Ci accomunano valori artistici che sono guidati soprattutto dalla nostra profonda passione, impegno e rispetto per la musica e i musicisti. La presenza di Daniele qui fa bene all'orchestra, al coro e all'opera". E come lo stesso Rustioni ha spiegato, con l'orchestra è stata subito una questione di chimica, come se il ruolo fosse predestinato per lui. "Questa è un'orchestra che ha un'energia straordinaria, un livello tecnico eccellente, ma bisogna saperci lavorare, nel senso che soprattutto all'inizio, quando si fanno le prime esperienze con i musicisti e non si ha la possibilità di dirigere una nuova produzione, quindi con tante prove, bisogna ottenere il massimo con una prova all'italiana (con orchestra, coro e cantanti insieme, ma senza movimenti in palcoscenico, ndr) per poi andare direttamente nelle recite. È un modo di porsi sul podio, un'interpretazione del lavoro direttoriale completamente diversa rispetto ad aver tante prove a disposizione e quindi anche direttori bravissimi, che dirigono in tanti teatri nel mondo, magari non sono a proprio agio con questo modo di lavorare che è 'time is money', e in poco tempo bisogna essere estremamente efficaci".

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O.Meyer--JdB