

Musica, Michael Barenboim & Nasmè per dialogo fra culture
Martedì concerto al Festival di Cervo con ensemble palestinese
"Tutti i Palestinesi condividono il desiderio di libertà. Per noi, eseguire musica classica è sia un'espressione di tale libertà sia un modo per contribuire a questa tradizione. Oggi, il modo più significativo per sostenere gli artisti palestinesi è dare loro piattaforme per esprimersi. In questo modo, la nostra arte può essere vista, apprezzata e compresa. L'arte ha sempre avuto il potere di immaginare come potrebbe apparire la libertà per gli oppressi, e nel creare, stiamo già vivendo quella libertà". Lo ha detto Fadwa Qamhia, contrabbassista del complesso palestinese "Nasmè" che martedì prossimo (ore 21,30) sarà ospite del Festival Internazionale di Musica da Camera di Cervo, insieme al violinista Michael Barenboim, figlio del grande direttore d'orchestra e pianista Daniel. Il programma metterà insieme pagine palestinesi e composizioni della cultura classica europea. In un momento così tragico, con il popolo palestinese che rischia l'annientamento, un incontro fra culture diverse, nel nome della musica assume un valore che va oltre al solo significato artistico. "Inizieremo - spiega Michael Barenboim - suonando un'opera di Salvador 'Arnita intitolata "Andante Meditativo". Nato a Gerusalemme nel 1914 e costretto all'esilio in Libano nel 1948 durante la Nakba, è considerato un pioniere del rinascimento musicale in Palestina. Seguirà il quintetto per clarinetto di Mozart, un'opera fondamentale nel repertorio di musica da camera. Dopo l'intervallo, eseguiremo il "Gran Quintetto" di Bottesini, un'opera dallo stile tipicamente italiano, per poi concludere con la prima esecuzione italiana di "Palestinian songs and dances" di Kareem Roustom, un suo omaggio alla cultura palestinese". Anni fa, Daniel Barenboim fondò la West-Eastern Divan Orchestra per riunire giovani musicisti da Israele, Palestina e altri paesi arabi e per promuovere l'integrazione e la comprensione reciproca attraverso la musica. La musica può ancora promuovere il dialogo e la comprensione tra culture diverse? "La musica - è il parere del figlio Michael - può fare molte cose diverse e avere significati diversi per persone diverse. Può offrire conforto a chi è in lutto. Tuttavia, non può affrontare le questioni politiche di occupazione, oppressione, sfollamento e spossessamento che sono culminate nel genocidio in corso a Gaza. Dobbiamo fare il possibile affinché la comunità internazionale agisca secondo i propri obblighi per prevenire e punire il genocidio. Nel frattempo, con Nasmé, mettendo in mostra la creatività, l'arte e la competenza palestinese, contribuiamo a smentire la narrativa disumanizzante sui Palestinesi ancora molto diffusa in Occidente". (ANSA).
R.Vandevelde--JdB