Per 9 italiani su 10 la scienza medica è motore sviluppo
Piepoli per Fnomceo, 'l'81% ha fiducia nel medico di famiglia'
Nove italiani su dieci considerano la scienza come un motore di progresso e sviluppo e quasi altrettanti dichiarano fiducia nella scienza medica e in particolare nel medico di famiglia. Lo rileva un'indagine dell'Istituto Piepoli "Il rapporto tra gli italiani e la scienza" per Fnomceo, presentata oggi in occasione del convegno della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri "La scienza medica al servizio dell'umanità". Secondo lo studio, la fiducia nel medico di famiglia, si assesta all'81%, in linea con i sondaggi precedenti e superiore a quella verso ogni altra figura e istituzione. "Sono dati che ci trasmettono un messaggio che comunica fiducia - spiega il Presidente della Fnomceo, Filippo Anelli - .L'Italia è un Paese che riconosce nella scienza una bussola e nella medicina un presidio di sicurezza, di equità, di ordine. Il medico non è solo una persona di fiducia, ma per nove italiani su dieci è addirittura una figura che contribuisce al progresso della società, laddove il 72% immagina che nei prossimi dieci anni vivremo in un mondo più protetto dalle malattie. E a pensarlo sono i più giovani". Quasi due italiani su tre, ancora, dichiarano di avere fiducia nei confronti del sistema sanitario nazionale, con percentuali che vanno lievemente a decrescere al sud. Sul piano etico e culturale, gli italiani percepiscono la ricerca come centrale per la qualità della vita: l'87% sa che la scienza permette di vivere più a lungo e il 67% vede nelle innovazioni mediche ad alta tecnologia un'opportunità straordinaria per la salute. Non mancano, in ogni caso, le aree di dubbio: due italiani su tre pensano che a volte la tecnologia sembra troppo orientata al business e che la scienza parli un linguaggio distante dalla vita delle persone. "Questa fiducia così solida nella scienza - nota Anelli - sembra però incrinarsi quando la conversazione tocca un punto preciso: i vaccini, in particolare quelli a mRNA, utilizzati con successo contro il Covid. È qui che la quota di diffidenza cresce, arrivando a coinvolgere un terzo della popolazione. È una incrinatura che non può essere ignorata. Gli italiani credono nella scienza, ciò che temono, piuttosto, è la perdita di orientamento. Stiamo parlando - continua - della grande confusione del nostro tempo: una sovrapposizione continua tra informazioni corrette, mezze verità, narrazioni distorte". Gli italiani si mostrano comunque pronti ad accogliere le nuove frontiere terapeutiche e a sostenerne lo sviluppo. L'87% riconosce il ruolo della ricerca nell'aumento dell'aspettativa di vita e il 67% considera le tecnologie mediche un'opportunità. Forte anche l'apertura verso i vaccini oncologici: il 68% sarebbe disposto a usare un vaccino a mRNA contro i tumori e l'84% ne considera cruciale lo sviluppo, pur con qualche cautela iniziale. Ampio consenso anche per le terapie genetiche: l'88% ritiene giusto garantire a tutti i neonati il farmaco per la SMA, e oltre sei su dieci sarebbero disposti a finanziare questo diritto con una tassa di scopo. L'83% sostiene gli interventi genetici preventivi e il 63% approva le terapie geniche per i bambini, percentuale che cresce quando riguarda i propri familiari. Rimane qualche timore, per un quarto degli intervistati, sul rischio di un'eccessiva interferenza dell'uomo sulla natura. Ma proprio la connessione tra salute e ambiente è percepita come decisiva: l'84% vede un legame diretto e quasi nove su dieci chiedono di integrare la dimensione ambientale nelle politiche sanitarie. Forte anche il sostegno alla governance della ricerca: l'86% giudica utile una Agenzia Nazionale della Ricerca in sanità e il 72% immagina un futuro prossimo più protetto dalle malattie, una visione trainata soprattutto dai giovani.
P.Renard--JdB