>ANSA-INTERVISTA/ 'L'accordo Xi-Trump porta fiducia e stabilità'
L'ambasciatore cinese all'ANSA: 'Con Roma grandi opportunità'
(di Antonio Fatiguso) La tregua commerciale Cina-Usa ha rafforzato "la fiducia dei mercati globali, promosso la sicurezza e la fluidità delle catene industriali", offrendo al mondo, "in un contesto turbolento, un certo grado di stabilità e prevedibilità". A parlare é l'ambasciatore cinese in Italia Jia Guide, in un'intervista all'ANSA in cui si é soffermato anche sul Piano quinquennale economico e di sviluppo tracciato dal quarto Plenum del Comitato centrale del Partito comunista cinese e del potenziale dei legami tra Cina e Italia. Su Taiwan poi, ha ribadito il diplomatico, la riunificazione è un passo fondamentale per il 'rinnovamento' della Repubblica popolare e "riflette l'aspirazione condivisa di tutti nella nazione cinese". L'EFFETTO XI-TRUMP. Dopo sei anni i leader di Cina e Usa "hanno tenuto con successo un incontro, tracciando nuovamente la rotta delle relazioni in un momento cruciale" e dimostrando "che gli interessi comuni" dei due Paesi "superano di gran lunga le loro divergenze. E che la cooperazione rappresenta l'unica scelta corretta per entrambe le parti". La Cina, afferma Jia, vuole regolare i legami con Washington in base alle linee sostenute da Xi: "Rispetto reciproco, coesistenza pacifica e cooperazione vantaggiosa per tutti" per "il benessere di oltre 1,7 miliardi di persone dei due Paesi" e gli interessi di più di 8 miliardi di persone nel mondo. IL PIANO QUINQUENNALE. L'ambasciatore osserva che le proposte approvate a ottobre dal quarto Plenum del XX Comitato centrale del Pcc hanno delineato "un ambizioso piano per lo sviluppo della Cina nei prossimi cinque anni", con obiettivi "quali il conseguimento di risultati significativi nello sviluppo di alta qualità, un notevole rafforzamento dell'autonomia e della capacità di innovazione scientifica e tecnologica". Guardando al futuro, la Cina - assicura Jia - offrirà ai propri partner commerciali, tra cui l'Italia, "importanti opportunità principalmente in alcuni ambiti come il mercato, grazie all'ampliamento del ceto medio cinese e della domanda dei consumatori e la cooperazione nell'innovazione scientifica e tecnologica". Con l'Ue, poi, Pechino condivide "ampi interessi comuni in campo economico e commerciale". Quanto all'Italia, Jia ricorda come a ottobre si sia tenuta a Roma la XII sessione del Comitato Intergovernativo Italia-Cina, con le parti che "hanno convenuto sulla necessità di ampliare il commercio e la cooperazione nei rispettivi settori di eccellenza e nelle aree ad alta tecnologia, condividendo le opportunità di sviluppo". LA QUESTIONE DI TAIWAN. "La realizzazione della piena riunificazione nazionale" é "l'aspirazione comune di tutti nella nazione cinese, nonché elemento essenziale della grande rinascita del popolo cinese", nota Jia. Il quarto Plenum "ha sottolineato che verranno adottate ulteriori misure per approfondire gli scambi e la cooperazione tra le due sponde, promuovendo insieme la protezione e la valorizzazione della cultura cinese". Si tratta comunque di "un affare interno della Cina", afferma. E glissando sulla validità o meno dell'opzione militare, Jia rileva che "gli Usa possono avere un ruolo", rispettando "rigorosamente il principio della 'Unica Cina' e i tre comunicati congiunti Cina-Stati Uniti, cessando di inviare segnali errati alle forze separatiste per l'indipendenza di Taiwan". IL PUNTO DI PECHINO. Malgrado Taiwan non sia mai stata controllata dalla Repubblica popolare, abbia i suoi assetti istituzionali e una sua moneta, il diplomatico definisce "indiscutibile" che l'isola appartenga alla Cina fin dai tempi antichi, come dimostrano la storia e il diritto". A tal proposito, la Dichiarazione del Cairo, il Proclama di Potsdam, "tutti aventi forza vincolante secondo il diritto internazionale", dimostrano "pienamente - afferma - che la Cina ha recuperato Taiwan sia de jure sia de facto". Poi nel 1971 - ricorda l'ambasciatore - l'Assemblea generale dell'Onu approvò la Risoluzione 2758 e riconobbe "esplicitamente i rappresentanti del governo della Repubblica popolare cinese come gli unici legittimi rappresentanti della Cina presso le Nazioni Unite. Il presupposto logico della risoluzione è che 'Taiwan appartiene alla Cina'". IL 'CONSENSO DEL 1992'. Nel 1992, ricorda quindi l'ambasciatore, il Pcc e i nazionalisti taiwanesi del Kuomingtang (Kmt) "hanno raggiunto un consenso secondo cui ciascuna parte ha espresso il proprio impegno a rispettare il principio di una sola Cina. Tra il 2008 e il 2016, gli scambi economici e commerciali tra le due sponde hanno superato i 100 miliardi di dollari". Tuttavia, William Lai Ching-te, il presidente di Taiwan e leader del Partito democratico progressista (Dpp), "si definisce un 'pragmatico lavoratore dell'indipendenza di Taiwan'", accusa Jia, secondo cui il Dpp mantiene "ostinatamente una posizione separatista di indipendenza", nega il 'Consenso del 1992' e cerca "deliberatamente di minare lo status quo nello Stretto di Taiwan, tentando di separare la regione di Taiwan dalla Cina". Sulla base politica comune del rispetto del 'Consenso del 1992' e del rigetto dell'indipendenza - conclude l'ambasciatore di Pechino a Roma - la Cina "è disposta a collaborare con tutti i partiti politici, le organizzazioni e i cittadini di Taiwan", incluso il Kmt, la cui leader Cheng Wenli si è insediata il primo novembre. "Nella sua risposta al messaggio di congratulazioni del presidente Xi Jinping, Cheng ha dichiarato che continuerà a rispettare il 'Consenso del 1992'".
A.Thys--JdB