

Roma ricorda genocidio degli armeni 110 anni dopo,'memoria viva'
'Dimostriamo che non si può uccidere in base a origine etnica'
A 110 anni dal genocidio armeno, le istituzioni capitoline, i rappresentanti della Chiesa armena in Italia e gli ambasciatori presso il Quirinale e la Santa Sede hanno ricordato il tragico evento, sottolineando il persistente pericolo di conflitti su base etnica, non solo in Armenia, e auspicando un riconoscimento del genocidio da parte della Turchia. Un ricordo delle vittime, circa un milione e mezzo secondo le fonti ufficiali, si è svolto al Giardino degli Armeni di Roma. Sono state ricordate le parole di papa Francesco, che definì quello degli armeni "il primo genocidio del XX secolo". Un attacco ritentato nel 2023 quando - è stato ricordato - "120 mila armeni, i figli dell'Artsakh-Nagorno Karabakh sono stati sotto assedio, affamati e stremati per poi essere cacciati dagli azeri, sotto la minaccia della pulizia etnica, dalla terra che avevano abitato da millenni e con i loro leader ingiustamente carcerati senza la possibilità di avere una giustizia". "La negazione dei fatti storici implica il ripetersi dei crimini", ha detto l'ambasciatore armeno in Italia Vladimir Karapetyan. "La ferita inferta agli armeni continua a sanguinare perché c'è ancora silenzio, omertà, indifferenza", ha detto un rappresentante della Comunità Armena. "L'Armenia guarda al futuro - ha affermato la Comunità in una nota - e sceglie la strada della democrazia e dell'Unione Europea". Su questo percorso chiede il sostegno dell'Italia, "poiché i regimi autocratici di Erdogan e Aliyev vogliono distruggere l'ultima speranza degli armeni per una vita dignitosa in Europa". "Oggi più che mai gli armeni hanno bisogno di aiuto affinché il genocidio non venga dimenticato. Senza un riconoscimento da parte della Turchia di quanto è avvenuto - conclude la nota - dimostriamo al mondo che è accettabile ammazzare le persone soltanto per loro origine etnica".
E.Heinen--JdB